Già
30.000 anni fa i cacciatori preistorici utilizzavano pezzetti di osso
per aiutarsi a fissare perline sulle pelli conciate, ossi evolutisi
20.000 anni dopo in piccoli strumenti in pietra usati per aiutarsi a
spingere l'ago.
Il
più antico esemplare rinvenuto però di “vero” ditale, cioè
strumento con forma e caratteristiche con cui lo conosciamo oggi,
risale invece a circa 2500 anni fa.
Da
quel momento iniziò la diffusione dei ditali in metallo, dapprima in
bronzo e poi a seguire in altri materiali sempre più pregiati.
È
attorno al 1300 che iniziano a diffondersi a Norimberga i laboratori
dei fabbricanti di ditali, gli stessi che attorno al 1500 resero
questa città nota come centro estremamente all'avanguardia nella
produzione di ditali in ottone.
Nei
secoli seguenti le varie nazioni europee cercarono di rubarsi a
vicenda i segreti della produzione artigianale dei ditali, fino a
quando, nel 1700, un olandese fondò a Londra la prima ditta di produzione in serie di ditali. Da lì in avanti le macchine
sostituirono la destrezza dei maestri ditali per la produzione di massa, rimase però comunque molto fiorente anche l'attività artigianale per gli esemplari più pregiati.
Tanto
che ancora a metà del '700 sono documentati casi di spionaggio per
sottrarre segreti tecnici: la stessa arciduchessa Maria Teresa d'Austria pare avesse organizzato l'esodo clandestino di diversi
maestri ditalai da Norimberga alla sua nazione, affinché vi
importassero le loro tecniche.
Nei
secoli gli esemplari di ditali si sono declinati in modelli
diversissimi tra loro: dai più semplici e funzionali a quelli creati
puramente a scopo decorativo.
Il
modello più diffuso è sicuramente il classico tronco di cono con
forellini sui lati esterni per aumentare la presa ed evitare che
l'ago scivoli lungo la superficie metallica, altrimenti troppo
liscia. Questo è sicuramente il ditale più utilizzato da sarte e
ricamatrici in quanto quello più economico e funzionale.
Se
nel Medioevo1
il ditale era considerato tanto indispensabile per una donna da dover
essere presente nel suo corredo, a seguito della diffusione delle
macchine da cucire questo strumento ha perso gran parte della sua
utilità.
Cucire
a mano, rammendare e ricamare oggi infatti non sono più considerate
attività fondamentali nella vita di una donna. Non costituiscono
certamente più le azioni che occupano la maggior parte della
giornata femminile ma, anzi, con l'avvento dell'emancipazione
femminile sono diventate attività perlopiù ricreative, riservate al
tempo libero di sempre più rare mani esperte.
Pertanto
il mercato dei ditali attualmente è legato principalmente al
fenomeno del collezionismo. Sono infatti numerosissimi ( perlopiù si
parla di un pubblico femminile) coloro che si appassionano alla
raccolta dei più disparati modelli.
Sul
web pullulano siti che mostrano cataloghi di esemplari di epoche
differenti, realizzati in materiali e con decorazioni diversissime
tra loro.
I
più diffusi sono certamente i modelli “celebrativi” in ceramica,
dipinti con minuscoli paesaggi, raffigurazioni di eventi o festività
importanti, ritratti di artisti famosi o addirittura personalizzati
con date di compleanni o anniversari.
A
seguire i modelli più ricercati sono quelli in argento, intarsiati
con decorazioni semplici, astratte o floreali, o con vere e proprie
sculture lillipuziane, complete di un'infinità di dettagli
microscopici che riescono a far scordare completamente la funzione
originaria dell'oggetto.
Più
rari, ma non meno apprezzati, i modelli in materiali estremamente
preziosi quali l'oro o l'avorio, o quelli incrostati fino all'ultimo
millimetro di gemme preziose. Modelli quasi sempre molto antichi,
nati con l'unico scopo di rappresentare un dono prezioso e non certo
per essere realmente utilizzati!

Se i modelli più complicati riescono a rappresentare opere d'arte già di per sé, quelli più semplici hanno invece ispirato opere e creazioni davvero originali.
Alcuni
sono infatti diventati parti di piccole sculture, come fossero
corolle di fiori o minuscoli vasetti per pianticelle o funghi. Altri
invece sono stati ri-utilizzati come gioielli, diventando ciondoli
per collane, charms per bracciali o elementi di orecchini a
chandelier.
I
ditali sono poi stati suggestioni per artisti contemporanei che li
hanno ingigantiti facendoli diventare veri e propri monumenti artistici cittadini, come è successo a Toronto, oppure creazioni di
design, come inDITO, il cestino multifunzionale ideato da Vito Nesta.
Si
può quindi dire che il ditale, sebbene nel tempo abbia perso la sua
qualità di indispensabile oggetto di uso quotidiano, non ha invece
affatto smarrito il fascino che gli viene dato dall'essere un
oggetto estremamente piccolo e semplice. Viene naturale considerarlo
come qualcosa da non perdere, da tenere con cura, quasi da custodire.
Rimane,
oggi forse ancora più che in passato, legato alla sfera dei lavori
manuali, lavori preziosi. Ricami complessi, sottili eppure
elaboratissimi, realizzati su stoffe pregiate e con fili dai colori
meravigliosi.
Forse
è proprio questo legame con un'abilità manuale sempre più rara e
preziosa, che rimanda a un'immagine di focolare domestico ormai
completamente perduta, a conferirgli quasi un certo valore affettivo
naturale.
James
Barrie, nel suo racconto "Peter Pan" , esaspera questo valore
affettivo rendendo il ditale protagonista di un episodio incentrato
su un equivoco verbale tra Wendy e Peter Pan. L'oggetto “ditale”
infatti viene fatto corrispondere alla parola “bacio”, e
viceversa. Si crea un'ambiguità che andrà avanti per il resto della
storia, diventando un elemento importante per la narrazione. Anche
l'immaginario legato al concetto di ditale è sicuramente cambiato un
po' in seguito a questo romanzo.
Difficile,
infatti, non sorridere guardando un ditale e ricordando la scena di
Peter Pan convinto che quello fosse un bacio!
1
Il ditale viene menzionato nel 1150 d.C. tra i beni del corredo di
Ildegarda di Bingen, nota in
ambito cattolico come Santa Ildegarda.
Nessun commento:
Posta un commento